Sporgendomi dalla finestra del mio appartamento al secondo piano, riesco ad intravedere la parte finale della piazza centrale del paese.
E’ facile intuire quando un evento particolare la caratterizza. Il venerdì mattina, il banco della frutta annuncia il mercato settimanale.
Riesco a vederne un solo angolino che, a seconda della stagione, fa bella mostra di piramidi di arance, cestini di pesche o varietà di mele multicolore.
Per la fiera grande, non c’è neanche bisogno di vedere. Basta il profumo del croccante e dei brigidini, il rombo monotono dei generatori ed il chiacchiericcio allegro a ricordarmi che quella sarà una giornata di acquisti tra le bancarelle.
Questa mattina, invece, il retro di un furgoncino colorato ed il profilo di un piccolo gazebo bianco sono stati gli indizi inequivocabili della presenza del Mercatale mensile. In questa occasione, alcuni piccoli produttori locali fanno conoscere e vendono i loro prodotti.
Frutta, salumi, formaggio, miele e confetture, lavorati in modo artigianale ed ottenuti da allevamenti o coltivazioni proprie.
Il mio Mercatale è piccolissimo, eppure, quella riunione di produttori basta a far subito aria di festa e ad animare la piazza, altrimenti poco frequentata.
Curiosare placidamente tra i piccoli banchetti alla scoperta di sapori tradizionali e genuini, intrattenersi con i venditori che spiegano qualità e metodi di lavorazione dei loro prodotti, mi porta in una dimensione lontana.
In quella dimensione, la spesa non è il ritaglio di tempo da dedicare alla ricerca dell’offerta più conveniente al supermercato ma una routine giornaliera che si snoda in un percorso stabilito ma mai uguale a se stesso.
Tutte le botteghe hanno un nome che corrisponde a quello di chi vi lavora: il pane e gli affettati si comprano “dalla Romagnola”, frutta verdura “dalla Elsa” e la carne “dall’Orlandi”.
A riportarmi indietro da questa atmosfera d’altri tempi, è bastato l’odore familiare ed appetitoso della salsiccia fresca e dei salumi.
La vista del pane scuro cotto a legna ha fatto il resto: pochi ingredienti hanno immediatamente stuzzicato il mio appetito e la mia voglia creativa. Un’associazione di gusti precisa si è imposta con prepotenza nella mia mente e mi ha fatto venire l’acquolina in bocca al solo pensiero.
I crostoni con il sambudello
Da lì a comprare due sambudelli, un bel pezzo di pane preparato con farina macinata a pietra e stracchino freschissimo è stato un attimo. Ed eccomi, poco dopo, a casa ad improvvisare un pranzo a base di crostoni caldi, croccanti e saporiti cotti al forno.
Li ho realizzati usando il pane scuro appena comprato ed il sambudello, o salsiccia matta, tipico delle mie parti. Il sambudello prevede una lavorazione simile a quella della salsiccia. La differenza è che, oltre alla carne magra di maiale, vengono impastati anche le parti meno nobili come lingua e polmoni che danno un colore molto più scuro.
Ovviamente a dare il gusto deciso al sambudello, oltre alle frattaglie, concorrono anche l’aglio ed i semi di finocchio con cui viene condito, aromi immancabili delle mie parti.
Più semplice è il piatto, migliori devono essere gli ingredienti.
Crostoni con sambudello e stracchino
Ingredienti
- 200 g di sambudello
- 200 g di stracchino
- Pane Toscano
- Semi di finocchio
Preparazione
- Togliete la “pelle” al sambudello e schiacciatelo in una ciotolina insieme allo stracchino fino a che i due ingredienti non si saranno amalgamati bene a formare una crema. Il composto dovrebbe essere già ben saporito ma, se lo gradite, potete aggiungere un pizzico di sale ed una spolverata di pepe.
- Tagliate a fette alte poco meno di un centimetro il pane e cospargetele con la crema di stracchino e sambudello.
- Posizionate i crostoni su una teglia e fate cuocere in forno già caldo a 200° per 10’ circa, fino a che la parte superiore non inizierà a colorarsi.
- Togliete i crostoni dal forno ed aggiungete qualche seme di finocchio che farà anche da decorazione. I crostoni vanno serviti ben caldi.