Avrei dovuto condividere la ricetta del castagnaccio almeno 3 settimane fa.
Ma poi ho avuto un problema con le parole. In questo giro intrecciato in cui sono inciampata, dove non sono più sicura di niente, non so neanche se “problema” sia il vocabolo giusto da usare.
Sta di fatto che, ad un certo punto, io e le mie parole abbiamo iniziato a percorrere due strade diverse, parallele. È stato come un cortocircuito in cui le parole scritte sembravano proprio non voler portare il loro fardello di significato, almeno non quello che avevo caricato io sulle loro spalle.
Mi sono sentita tradita anche dalle parole. Proprio loro, che ho sempre considerato la mia risorsa più potente, il mio salvavita, ad un certo punto mi sono diventate estranee. Il sentirmi incapace di dar voce ai pensieri mi ha fatto sentire enormemente debole e fallibile.
Ed ho scelto di affrontare tutto questo con il silenzio. Ho preferito non dire, non scrivere, non fare.
E siccome, come ho detto anche altre volte, per me la cucina è un modo di esprimere me stessa senza usare la voce, ho avuto paura che questa incapacità cogliesse anche la mia passione. Così ho provato a proteggerla e a proteggermi, rifugiandomi in un inutile immobilismo.
In questo periodo ho pensato e riflettuto sulla forza dei pensieri scritti, ma soprattutto mi sono resa conto della potenza e dell’indispensabilità, talvolta, di tutto ciò che va al di là delle parole.
Il problema è che ai caratteri tipografici che imprimiamo sui fogli bianchi manca il sorriso. Manca la sincerità e l’onestà che solo un cenno del capo, un guizzo di vivacità nello sguardo o l’abbraccio offerto al momento giusto riescono a trasmettere.
E nonostante tutto, ho anche pensato che purtroppo, ci sono volte in cui, nonostante faccia di tutto per far passare quello che veramente ho in testa, purtroppo non si può avere nessun controllo su quello che arriva. C’è un altro elemento fondamentale infatti che si mette in mezzo: lo stato d’animo con cui, chi ti ascolta o ti legge, è disposto ad accogliere le parole. Non ci sono colpe, non ci sono responsabilità. Solo incroci mancati che hanno bisogno di tempo ed inversioni per essere ritrovati.
Con la consapevolezza quindi di essere fallibile, ho scritto, e con la consapevolezza che non sempre tutto può essere sotto il mio controllo, propongo una ricetta semplice, quasi banale. Di quella stessa semplicità di cui sono fatti i sorrisi che accompagnano parole ambigue, di quell’autenticità di cui è fatto un abbassamento dello sguardo, talmente densi di significato da rendere superflue le parole.
Il mio arrivederci al mese appena trascorso
Per me novembre è il mese dei cambiamenti, delle tradizioni, dei ricordi.
Il primo di novembre, come uno spartiacque, segnava il giorno definitivo del cambio dell’armadio.
Era in questo preciso giorno che finalmente potevo rinnovare gli abiti eleganti acquistati ad agosto nei magazzini Monnalisa e che l’attesa aveva reso ancora più preziosi.
Ci si ricambiava a festa per il pranzo dai nonni, che riuniva intere famiglie e che apriva il mese che ci avrebbe accompagnato alle feste con la più solida delle tradizioni culinarie.
Già ancora prima di partire sapevo già che cosa non sarebbe mai mancato sulla tavola. I crostini neri di fegatini, i cappelletti in brodo e le castagne al forno, che dalle mie parti si chiamano brice.
Alla fine del pranzo, venivano tolte dal forno e portate a tavola ancora bollenti, avvolte nel canovaccio della cucina per non disperdere il calore.
Molti dei miei ircordi del mese di novembre sono legati alle castagne e proprio di queste vogli parlare (tanto ormai avrete capito. Il mio cervello è ancorato al mese scorso. Non riuscirei a parlare di manicaretti natalizi senza prima abbandonare l’undicesimo mese).
Il baldino di castagne o castagnaccio
La ricetta è semplicissima ma proprio per questo non esente da rischi che ne potrebbero pregiudicare la riuscita. Il primo di tutti è legato alla scelta degli ingredienti.
Per realizzare il castagnaccio, che da me si chiama baldino di castagne, ho scelto la farina biologica di “Brice e baloci“. Credo che sia proprio grazie a questa farina, dalla consistenza vellutata e dal sapore dolce, che ho iniziato ad apprezzare il baldino, fino a sentire la voglia di staccarne una striscina per merenda o come dolce consolazione dopo pranzo o cena.
Svelerò anche un altro segreto. Pur avendolo visto fare centinaia di volte a casa, non ricordavo la ricetta o forse non l’ho proprio mai conosciuta.
Nel prepararlo, ho deciso di rischiare, di buttarmi e provare a preparare il baldino seguendo le mie sensazioni ed impressioni. Senza né prescrizioni né regole, ottenendo così un dolce buono per me e che esprime me.
L’ho realizzato solo sentendo, senza seguire la ricetta perfetta, senza cercare di capire a tutti i costi.
Come forse dovremmo imparare a fare più spesso anche nella vita.
Baldino di castagne o castagnaccio
Ingredienti
- 250 g di farinadi castagne (per me la biologica di Brice e Baloci)
- 200 ml di latte
- 230 ml di acqua
- 40 g di uvetta
- 30 g di pinoli
- 30 g di noci
- 3 cucchiai di Vin Santo
- 2 cucchiai di olio EVO
- 1 pizzico di sale
- agni di rosmarino
Preparazione
- Mettete in ammollo l'uvetta nel Vin Santo fino a che non si sarà ammorbidita e profumata.
- Setacciate la farina di castagne con un setaccio a maglia molto fine per evitare che nel baldino rimangano grumi e mettetela in un recipiente abbastnza largo.
- Iniziate ad aggiungere a filo acqua e latte alternati, mescolando velocemente con una frusta mantenendo il composto liscio ed omogeneo.
- La quantità di liquidi indicati, potrebbe variare, a seconda di come sarà la vostra farina. Regolatevi sentendo l'impasto. Dovrà essere una crema morbidissima, che vela appena il cucchiaio, ma allo stesso tempo consistente.
- Quando avrete aggiunto i liquidi e raggiunto la consistenza che più vi piace, aggiungete all'interno l'uvetta e il Vin Sabto nella quale l'avete ammollata, un pizzico di sale, metà delle noci e metà dei pinoli.
- Ungete con del burro una teglia oppure copritela con carta da forno e versate l'imposto del baldino in modo che mantenga uno spessore di circa un centimetro.
- Spargete sulla superficie la frutta secca rimanente, qualche ago di rosmarino fresco ed infine irrorate con l'olio.
- Cuocete in forno già caldo a 180° per 35' cira o fino a che sulla superficie non inizieranno aformarsi delle crepe e l'odore di castagne ononderà la stanza.
- Fate raffreddare e consumatelo tiepido o freddo.
- Potete accompagnare il baldino con della ricotta fresca oppure con una cucchiaiata di marmellata di agrumi. Meglio ancora se Val Cor! 🙂